My Story

I've been an artist for as long as I can remember, but there was one particular episode during my childhood which I believe had a profound effect upon my early conceptual work. I couldn't have been more than nine or ten years old. I lived in a quiet suburban area on the coast of Queensland in Australia. My nearby neighbours we're a young married couple - he was a policeman, his wife taught at a local school. Sadly, the couple split after only several years of marriage and the woman moved away. One summer evening, in an act of desperation and defeat, the man shot himself in the mouth with his pistol. Ordinary life came abruptly to a holt. His death sent out shockwaves, sadness. Days later, or maybe more, my friends and I snuck into the couple's now empty home. Maybe it was our attempt at understanding the events. I recall the master bedroom was a terribile void, no bed, no trace of it's former occupants or their life together and almost certainly the place he chose to end his life. I slid open the sliding glass door of it's wall to wall wardrobe and found hanging - ghostlike - the bride's white wedding gown, a sickeningly poetic remainder of their love lost. In that precise instant it was as if something shifted inside me and collided; a sorte of terrible recognition of something elusive and unsettling which strangely enough lay buried somewhere in my young memories, only to resurface many years later as I was working on and important personal exhibition in Italy. The exhibition was duely intitoled, LIFE, DEATH, LOVE, LOSS.

Sono un'artista da quando ne ho memoria, ma c'è stato un episodio particolare durante la mia infanzia che credo abbia avuto un profondo effetto su i miei primi lavori concettuali. Avevo nove o dieci anni e vivevo in una tranquilla zona suburbana sulla costa del Queensland, in Australia. I miei vicini erano una giovane coppia, sposati da poco: lui era un poliziotto, sua moglie insegnava in una scuola locale. Purtroppo, la coppia si è separata dopo solo un paio di anni di matrimonio e la donna si è trasferita. Una sera d'estate, in un atto di disperazione e sconfitta, l'uomo si è sparato in bocca con la sua pistola. La vita ordinaria si era fermata bruscamente. La sua morte è stata un'onda d'urto, di tristezza per il quartiere. Giorni dopo, o forse di più, io e i miei amici ci siamo intrufolati nella casa ormai vuota della coppia. Forse è stato il nostro tentativo di comprendere gli eventi. Ricordo che nella camera da letto principale c'era un terribile vuoto, nessun letto, nessuna traccia dei suoi precedenti occupanti o della loro vita insieme, quasi certamente il luogo che scelse l'uomo per porre fine alla sua vita. Ho aperto lentamente la porta scorrevole dell'armadio e ho trovato, che giaceva come un fantasma, l'abito della sposa. Un ricordo terribilmente poetico del loro amore perduto. In quel preciso istante è stato come se qualcosa si fosse spostato dentro di me e si fosse scontrato; una sorta di terribile riconoscimento di qualcosa di sfuggente e inquietante che stranamente rimase sepolto da qualche parte nei miei giovani ricordi, per poi riaffiorare molti anni dopo mentre stavo lavorando a un'importante mostra personale in Italia. La mostra era debitamente intitolata VITA, MORTE, AMORE, PERDITA.

Bio

Hellen Madison

Melissa Wauchope, artista Australiana, in arte Damson, da diversi anni lavora quasi esclusivamente nel suo studio in Italia. Con una laurea in Belle Arti alla James Cook University di Queensland, ha esposto i suoi lavori prima in Australia e poi in numerosi città in Italia. Nel 2009 ha partecipato alla Biennale di Venezia a Palazzo Zenobio, il padiglione degli Armeni, e nel 2013 ha esposto a Palazzo Sarcinelli a Conegliano (Treviso) in una mostra personale; sempre a Palazzo Sarcinelli, ha partecipato a una mostra collettiva ad aprile 2022. A giugno 2022 ha partecipato a una collettiva a Ca' dei Carraresi a Treviso.
ALESSANDRA SANTIN, testo critico: L'artista annuncia la sua poetica a partire dalla scelta del proprio nome d'arte: DAMSON, il colore delle prugne selvatiche, il colore di un rossetto usato della madre. Il colore delle labbra e del sangue. Due elementi che mettono in campo fin da subito alcune tematiche del femminile: la relazione instabile, il fluido e la macchia, la dimensione emotiva e il tempo tondo. Emily Dickinson scrisse "Io ho a che fare con la circonferenza", racchiudendo in questa frase molteplici significati, intendo che il pensiero e il fare femminile sono rotondi, avvolgenti, ciclici, fluidi, omnicomprensivi, universali. Damson propone una riflessione sulla femminilità sotto forma di ferita. In una realtà violenta, che scopre e denuda. Damson nasconde il corpo femminile evocandolo attraverso gli abiti che lo contengono. Tra tutti sceglie quelli più emblematici, gli abiti da sposa candidi. Ma il bianco purissimo è è violato dal tempo, ingiallito dal suo scorrere, macchiato di sangue. Ferito, villipeso. Umiliato. Questa volta per davvero nudo. Ogni opera dell'artista conserve le tracce evidenti della storia: reliquie, gocce, segni, polvere e luci, parole; ali e veli. Ogni opera è arcana, misterica, sacrale. Nascita e parto, sangue e latte si incontrano e si mescolano, vitali e indispensabili atti di fede. Il corpo della donna vive la fede, si nutre di essa, forma e genera il futuro. Testo critico GIOVANNI COZZARIZZA - IL SANGUE DELLA VITA, DELLA SESSUALITÀ E DELL'AMORE Il Sangue è una costante che misura la vita di una femmina, che deve "spargere" sangue durante le mestruazioni, per accedere ai piaceri dell'eros e per dare alla luce la sua prole. A volte ancora come vittima di violenze e stupri. L'ABITO BIANCO COME SIMBOLO DI SOTTOMISSIONE AL MASCHIO. L'artista elabora la sua denuncia impiegando l'uso di abiti nuziali - antichi, preziosi, finemente dettagliati - bianchi a richiamare un senso di verginale innocenza in modo tale che siano impregnati - in termini espliciti - del sangue della perdita della castità, come icona e simbolo potente della sottomissione all'uomo e della sua appropriazione rituale della sua verginità. Nonostante un linguaggio proposto in termini crudeli, il risultato estetico è comunque denso di raffinata bellezza, di dolente e tenera poesia. Si tratta di opere caratterizzate da grande misura, equilibrio, proporzione e senso del bello... da cui lo spettatore viene trasportato in un viaggio di tormento, insieme incantevole e travolgente. .

The Process

The Process

Damson si è trasferita in Europa nel 1998, stabilendosi in Italia dove ha incontrato un clima più religioso e storico rispetto alla sua nativa Australia. Il linguaggio visivo del suo lavoro è ispirato da una varietà di fonti - alcune dalla sua terra natale (vedi DREAMTIME), altre scoperte di recente - che si fondono in una complessa fusione di materiali, più comunemente colori ad olio, acrilici, vernice spray, scarti di carta e tessuto, con cui indaga la natura degli oggetti fisici in relazione alle superfici e alla loro materialità. Le opere dell'artista di origine spagnola, Anton Tapies, hanno avuto una marcata influenza sulla predilezione di Damson per segni calligrafici, simili a graffiti e simboli archetipici - un chiaro esempio di simili tendenze neo-espressioniste. I dipinti monolitici di Julian Schnabel su velluto rosso hanno catturato la sua immaginazione, provocando opere come "FROM EVE ONWARDS", "EVA MIA" e "BIRTH, SEX, DEATH" e le gigantesche opere color cenere post-olocausto di Anselm Keifer come "Lilith". ha ispirato la sua serie "VITA, MORTE, AMORE, PERDITA". Da bambino, Damson era affascinato dal mistico e dall'occulto. Più di recente, i temi legati alla mortalità, ai riti di passaggio e alla violenza sulle donne hanno lasciato il posto a nuovi temi suscitati dal suo crescente interesse per la fisica quantistica e le leggi che governano e modellano la realtà. "QUANTUM CANDY" e "METAVERSE" sono solo due esempi, che dimostrano come i suoi studi siano ormai più multiversali che universali. Sia i materiali che le forme implementate ora vengono impiegate per le loro proprietà magiche e trasformative. Superfici precedentemente ruvide, macchiate e in decomposizione sono state sostituite da paesaggi notturni pieni di forme celesti dislocate (croci, occhi) e simbolismo onirico. In "EVOLUZIONE DELLA SPECIE", il volto di una divinità fluttua in una sorta di paesaggio marino esistenziale, la sua espressione irradia una